Ricongiungimento familiare e kafala: l’istituto di origine islamica cos’è e come funziona in Italia

La kafala è un particolare istituto del diritto islamico il quale permette al giudice di affidare la protezione di un minore (cosiddetto makefoul) ad un soggetto (il cosiddetto kafil), in genere un parente del minore, il quale avrà l’obbligo di curare la crescita e l’istruzione del minore.
In poche parole, si tratta di un istituto di protezione del soggetto minore che si trova in uno stato di abbandono oppure appartenente a famiglie disagiate.
La kafala, i cui effetti si protraggono fino al raggiungimento della maggiore età del minore, non determina alcun legame di parentela tra il kafil ed il minore.
Quest’ultimo, infatti, non entra a far parte in nessun modo del nucleo familiare del primo. Il motivo è semplice, diversamente dal nostro tessuto ordinamentale, il diritto islamico non conosce l’istituto dell’adozione.
La mancanza di questo istituto, in verità, caratterizza tutti quegli ordinamenti basati sulla tradizione e cultura islamica.
In essi, infatti, il rapporto di filiazione (ovvero il rapporto che lega il genitore con il figlio) può avere solo ed esclusivamente un’origine biologica e non giuridica, di conseguenza, si rimane sempre legati alla propria famiglia d’origine senza alcuna possibilità di essere adottati o di entrar a far parte di altri nuclei familiari.
Vien da sé quindi che lo status di minore rimane sempre legato alla famiglia di origine e al proprio cognome.
Al tempo stesso, il soggetto affidatario, il più volte citato kafir, non dispone di alcun potere rappresentativo né tutelare nei confronti del soggetto minorenne.
Questi ultimi, infatti, vengono esperiti solo ed esclusivamente dalla pubblica autorità.
- Indice articolo
- Breve accenno al ricongiungimento familiare
- Quali sono i requisiti per ottenere il ricongiungimento familiare
- Come avviene il ricongiungimento tramite kafala
- Cosa occorre avere per assumere l’incarico di Kafil
- Come richiedere la kafala in Italia
- Link esterni di approfondimento
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Breve accenno al ricongiungimento familiare
È risaputo che la cosiddetta unità familiare è un vero e proprio diritto fondamentale, riconosciuto e tutelato dall’ordinamento italiano e che trova pieno riconoscimento anche nei confronti dei soggetti stranieri presenti in Italia.
Il ricongiungimento familiare, in poche parole, è uno strumento essenziale per permettere la vita familiare in quanto contribuisce a creare una stabilità socioculturale che permette l’integrazione nel tessuto sociale, pertanto, permette di promuovere la coesione economico sociale del paese stesso.
Tuttavia, per poter ottenere il cosiddetto ricongiungimento familiare occorre possedere determinati requisiti.
Prima di analizzarli, è fondamentale rispondere ad un quesito: è possibile ottenere il ricongiungimento familiare attraverso la kafala? La domanda al quesito, anche alla luce del dato giurisprudenziale, non può che essere positiva.
Diversi tribunali, compreso la Corte d’appello di Milano con la recente sentenza n. 758 del 2020.
In poche parole, il provvedimento straniero di affidamento in kafala di una persona minorenne al tempo del rilascio del cosiddetto nulla osta, consente il ricongiungimento familiare.
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Quali sono i requisiti per ottenere il ricongiungimento
Come sopra anticipato, occorre avere alcuni requisiti per poter ottenere il ricongiungimento familiare in Italia. È necessario, in primis, che il soggetto sia residente in Italia in modo regolare e che provveda ad inviare apposita domanda presso lo Sportello Unico.
È necessario, altresì, possedere un reddito minimo necessario.
Il parametro da rispettare varia annualmente e varia a seconda del numero dei familiari che si intendono ricongiungere.
Il reddito necessario viene normalmente calcolato sulla base dell’importo annuo dell’assegno sociale aumentato della metà per ogni membro familiare che si deve ricongiungere.
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Come avviene il ricongiungimento tramite kafala
La kafala può avere una diversa natura, è possibile distinguere, infatti, tra kafala consensuale o giudiziale.
Nel primo caso, la kafala si realizza mediante un accordo sottoscritto dalla famiglia d’origine del minorenne ed il soggetto che provvederà alla sua tutela in Italia innanzi ad un professionista altamente qualificato, ovvero, il Notaio.
Tale accordo, inoltre, dovrà essere sottoposto ad un ulteriore controllo, altrettanto certosino, posto in essere dall’autorità giudiziaria.
Lo scopo di quest’ultimo controllo è quello di verificare la sussistenza di tutti i requisiti per applicare la kafala nel nostro tessuto ordinamentale.
Solo all’esito del suddetto controllo, sarà possibile procedere con l’ultima fase ovvero l’omologazione della kafala.
In genere questa particolare tipologia di kafala viene utilizzata per le famiglie che si ritrovano in situazioni di particolari difficoltà economiche e che non riescono a provvedere alle esigenze di figli.
Questi nuclei familiari, proprio grazie all’istituto in esame, decidono di affidare il minore ad un parente o ad altro soggetto di fiducia il quale si impegna contrattualmente, innanzi a pubblico ufficiale, a sostenere economicamente e moralmente il minore fino al compimento del diciottesimo anno d’età.
Per quanto concerne la kafala giudiziale, invece, viene utilizzata nell’ipotesi in cui i minori che si trovino in stato di abbandono.
In queste circostanze, è la stessa autorità giudiziaria, de plano, ad emettere un provvedimento istitutivo della kafala.
In poche parole, è la stessa autorità giudiziaria che d’ufficio assegna al minore in difficoltà una persona maggiorenne che intenda prendersi cura del soggetto minore fino al compimento della maggiore età.
Tuttavia, è fondamentale che il soggetto minorenne si ritrovi in uno stato di abbandono.
Questo può sorgere, per chi non lo sapesse, sia alla nascita, sia successivamente a causa della scomparsa dei genitori o a causa di altri eventi come ad esempio la mancata volontà dei genitori di prendersi cura del figlio minorenne.
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Cosa occorre avere per assumere l’incarico di Kafil
Non tutti possono avvalersi di questo particolare istituto giuridico. Per poter assumere le vesti di Kafil è necessario, infatti, avere la maggiore età, seguire tutti i precetti del diritto islamico e, infine, avere la capacità economica e morale tali da permettere il sostentamento del minore.
Inoltre, è bene precisare che l’affidamento del minore può avvenire anche nel caso in cui il Kafil sia sposato. Tuttavia, è necessario che la coppia affidataria sia regolarmente sposata, secondo quanto è previsto dal rito islamico da almeno tre anni e praticano la religione musulmana.

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Come richiedere la kafala in Italia
Se stai cercando maggiori informazioni sul ricongiungimento familiare e kafala ti consigliamo di rivolgerti ad un esperto del settore il quale conosce sia la normativa nazionale che questo particolare istituto di origine islamica e puoi farlo tramite il nostro network di Avvocati per Stranieri. Solo in questo modo è possibile comprendere le caratteristiche di questo particolare istituto che, di fatto, si distanzia notevolmente dall’adozione e dall’affidamento, istituti giuridici presenti e ben radicati nel nostro tessuto ordinamentale.
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Gerardo Attanasio
Mi chiamo Gerardo Attanasio e sono laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Salerno. Sto conseguendo un Master in Diritto antitrust, mercato e big data.